Quando arrivo in ufficio, ho già due ore abbondanti di frenetica attività alle spalle.
Ho svegliato-nutrito-cambiato la niña e accompagnata dalla nonna; rifatto i letti, per arginare almeno parte della crisi da domus che va in malora che mi assale puntualmente ogni sera al rientro;
ascoltato nel traffico due edizioni da un minuto (assolutamente identiche) del giornale radio; salutato, nell’ordine: portiere di casa, garagista, portiere della nonna (due volte, prima e dopo aver scarrozzato la niña in ascensore), casellante della tangenziale, parcheggiatore aziendale e, finalmente, la receptionist dell’ufficio, che mi accoglie col sorriso d’ordinanza previsto dal suo contratto a tempo indeterminato.
Sono sudata, spettinata, e probabilmente mi puzzano i piedi
Meno male che oggi non sono l’unica qui ad aver messo le scarpe da ginnastica.
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