E il naufragar m’è dolce sul divano...

Ora che ne siamo usciti, posso raccontarlo: in casa mia, nei giorni scorsi, si è consumato un dramma. Protagonisti della vicenda: Marito, il divano e un temibile virus influenzale.
La storia ha avuto inizio mercoledì, in quella che sembrava una serata come tante. Rientriamo in casa, mettiamo a posto la spesa e, tra una bizza e l’altra della niña, ceniamo.

Mezzora più tardi, anche Marito comincia a fare i capricci: «Non mi sento tanto bene.. ho come i sintomi dell’influenza, dolori alla schiena e gambe mosce mosce..» e da qui a frasi del tipo: «Meglio che li lavi tu, i piatti, tenere le mani sotto l’acqua potrebbe peggiorare le cose» o «Stendere la lavatrice? Col freddo che c’è fuori!?» e «Forse è il caso ti occupi tu di cambiare la niña, non vorrei passarle la febbre» il passo è stato breve. Così come è stato breve e felino lo scatto in direzione del divano: «Mi stendo cinque minuti», ha detto. E da lì non s'è più mosso, salvo che per andare in bagno o mettersi a letto, per le 48 ore successive.
Per la verità, sintomi evidenti, di questa influenza, non è che se ne siano visti. Niente problemi alla pancia né ad altri organi interni, naso asciutto, capacità attentive nella norma: se guardava la Tv non poteva certo tenere d’occhio la niña – anche se lei gli stava seduta accanto – e se era al telefono impossibile che sentisse l’odore di bruciato in cucina, sebbene fosse proprio lì, a mezzo metro dai fornelli.
Insomma, a vederlo dal di fuori, era il solito Marito di sempre. Invece, a sentir lui, ci trovavamo di fronte all’influenza più violenta del nuovo Millennio, con temperature che, in certi momenti, hanno sfiorato punte di ben 37.1° C.
Alla fine, comunque, ne siamo usciti, e ora che l’emergenza è rientrata, di bambini, in famiglia, è tornata ad essercene soltanto una. E così, lei ha riconquistato il monopolio dei capricci e io l’uso del divano.